Approfondimenti / Insights

Leggere Reznikoff: tra oggettivismo e letteralità. Un saggio di Andrea Inglese

da Nazione indiana

[Questo saggio è apparso sul n° 80 del “verri”, nella rubrica “scrittura di ricerca”. Si propone due obbiettivi: innanzitutto far conoscere un autore che ha un’importanza fondamentale nella poesia del novecento statunitense e che rimane ancora quasi del tutto ignorato in Italia, nonostante una prima edizione bilingue a cura di Andrea Raos (Olocausto / Holocaust, Benway Series, 2014); in secondo luogo, Reznikoff è un poeta che ha nutrito e continua a nutrire alcuni importanti filoni della ricerca letteraria negli Stati Uniti e in Francia. Su NI, sono già apparse traduzioni di suoi testi qui e qui.]

Di Andrea Inglese

Da ora in poi ciò che era naturale diventa per lui innaturale. Quando si accende d’ira, deve verificare che l’ira in quel caso non sia fuor di posto, deve guardare con diffidenza alla propria compassione, alle proprie idee di giustizia, di libertà, di solidarietà, deve guardare con sospetto a tutti i moti della sua anima.

Bertolt Brecht, Appunti sullo stile realistico

 

  1. Un decennio di letture, traduzioni, scritture

Dieci anni fa, per il numero 24 di « alfabeta2 » (novembre 2012), curai un dossier dedicato alla poesia francese contemporanea dal titolo Actions poétiques. In un suo intervento, raccolto in quell’occasione, Luigi Magno scriveva: “Ponge in Italia resta ai margini del poetico, o meglio la critica si mostra incapace di percepire la sua opera come poetica. Con Ponge la critica italiana ha accantonato, archiviandolo senza nemmeno aprirlo, il dossier di tutta la linea letterale, oggettivista e critica della poesia, che potremmo disegnare, per la Francia, con l’asse Ponge-(Denis)Roche-Hocquard-Gleize-Tarkos-Quintane-Alféri-Cadiot-Hanna, ….” (Note per una cartografia. Sulla poesia francese dell’estremo contemporaneo in Italia). Dieci anni non sono passati invano e, indipendentemente da quello che la critica italiana dice o fa, si è aperta una riflessione su quella “linea”, una riflessione che è avvenuta secondo diverse modalità: la lettura diretta prima di tutto, ma anche la traduzione, l’elaborazione teorica, la pratica poetica tout court. Non è mia intenzione fare qui la storia della ricezione italiana di questa linea: ne esistono oggi svariate prove “editoriali”; mi limiterò a citare quattro titoli, due usciti per Benway Series in edizione bilingue, rispettivamente nel 2013 e nel 2014 (Francis Ponge, Nioques de l’avant-printemps, ovvero Cognizione del periodo che annuncia la primavera, traduzione di Michele Zaffarano e Charles Reznikoff, Olocausto, traduzione di Andrea Raos), e due per Tic edizioni nel 2020 e nel 2021 (Christophe Tarkos, Anacronismo e Jean-Marie Gleize, Qualche uscita. Post-poesia e dintorni, entrambi tradotti da Michele Zaffarano). Sul piano dell’elaborazione critico-teorica, varrà la pena almeno di citare un paio di titoli. Nel 2013, il già citato Luigi Magno e Cristina Giorcelli curano una raccolta trilingue d’interventi saggistici e di testi “sperimentali” dal titolo New Objectivists / Nouveaux objectivistes Nuovi oggettivisti, in cui la proposta degli oggettivisti statunitensi degli anni Trenta viene considerata a partire dagli effetti che genera, nello stesso paese, su certa poesia a partire dagli anni Settanta (L=A=N=G=U=A=G=E poets e “nuovi oggetivisti”) e un po’ più tardi sul fronte francese della linea littéraliste. Nel caso di La cornice e il testo. Pragmatica della non-assertività di Gian Luca Picconi (Tic edizioni, 2020) abbiamo a che fare, invece, con un saggio critico-teorico che, pur sviluppandosi su di un terreno autonomo e ampiamente orientato all’analisi di testi prodotti in Italia, accoglie ed elabora istanze che provengono dall’area francese citata (in particolar modo, Picconi cita Gleize e Nathalie Quintane).

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